Sebastiano Tusa
L'archeologo Preistorico

Sebastiano Tusa e la preistoria mediterranea

 

La formazione accademica presso l’Università degli Studi La Sapienza di Roma, sotto la guida di Salvatore M. Puglisi (1912-1985) e le prime esperienze di scavo in Medio Oriente ed Asia centrale, hanno segnato in maniera indelebile i futuri percorsi di ricerca di Sebastiano Tusa nella piena visione della Preistoria quale campo di indagini multidisciplinari e di innovative sperimentazioni. L’attività esplorativa nella grotta dell’Uzzo (San Vito Lo Capo, TP), avviata nel 1975 insieme a Marcello Piperno, segna un profondo rinnovamento nel quadro degli studi siciliani, grazie all’introduzione di nuove metodologie di ricerca e di lettura del più antico popolamento umano nell’isola.

La Sicilia entrava nel grande dibattito scientifico sul processo formativo delle comunità neolitiche del Mediterraneo, spostando l’attenzione sulle regioni occidentali dell’isola dove la ricerca paleoetnologica era rimasta cristallizzata intorno alle ricerche anteriori al secondo conflitto mondiale. Nasce in questo vivace contesto intellettuale il volume La Sicilia nella Preistoria (Palermo 1983), che rappresenta il punto di sintesi tra le nuove ricerche sul campo e la necessaria revisione del quadro generale sulla più antica storia della Sicilia. Il libro, a cui è seguito alcuni anni dopo un aggiornamento (1992), crea la cornice teorico-metodologica entro la quale andranno inserite le nuove esplorazioni, a cominciare da Roccazzo (Mazara del Vallo, TP) dove per la prima volta nell’isola viene indagato in estensione un insediamento dell'Eneolitico iniziale.

La preistoria siciliana, che fin dalle ricerche di Luigi Bernabò Brea aveva guardato in maniera pressoché costante al mondo egeo-anatolico, ora si proietta verso la Sardegna e il Mediterraneo occidentale. Sono le nuove ricerche a Mursia di Pantelleria, avviate con le università di Bologna e Suor Orsola Benincasa di Napoli, ad aggiungere in questo importante caleidoscopio di contatti transmarini la prospettiva nordafricana a lungo trascurata negli studi sulla preistoria siciliana. Le grandi esplorazioni di Erbe Bianche (Campobello di Mazara, TP) e Mokarta (Salemi, TP) pongono le basi per una rinnovata indagine sui processi formativi del’età del Bronzo Medio e Recente nella Sicilia occidentale, mettendo in evidenza la prima drammatica cesura, nel corso dell’XI-X sec. a.C., a seguito dell’emergere della nuova realtà culturale degli Elimi, tema che salda le ricerche di Sebastiano con quelle di suo padre Vincenzo (1920-2009). Le ricerche a Monte Polizzo (Salemi) a partire dal 1996, all’interno di una più ampia cooperazione con università europee e statunitensi, segnano il punto di svolta sulle indagini relative alla Sicilia occidentale nell’età del Ferro, a cui si aggiungono anche le esplorazioni della cinta muraria di Erice, nella quale lo studioso aveva identificato il vero cantiere di lavoro per una più corretta definizione dell’archeologia degli Elimi.