I Progetti
I Rostri

I Rostri

Il rostro "Egadi 1", ritrovato nel 2004 nelle acque a nord di Capo Grosso a Levanzo, nell’arcipelago delle Egadi, fu recuperato a seguito di una lunga azione investigativa attivata da Sebastiano Tusa ed effettuata dalla Procura di Trapani e dal Nucleo Tutela e Patrimonio Culturale dei Carabinieri. Presenta caratteristiche tipologiche e tecniche databili al III secolo a.C., riconducibili ad una nave romana che combattè vittoriosamente contro la flotta cartaginese nel 241 a.C. nella fase conclusiva della Prima Guerra Punica. È un oggetto assolutamente unico nel suo genere, tanto che nel Mediterraneo se ne conoscono soltanto un altro rinvenuto nei pressi di Atlit, in Israele, ed un altro ancora di provenienza sconosciuta conservato nel museo di Bremerhaven, in Germania.                                                                                                 

Il manufatto

Il rostro era formato da un pezzo unitariamente fuso in bronzo che si andava ad inserire nel punto di congiunzione tra la parte finale prodiera della chiglia e la parte più bassa del dritto di prua. Veniva fissato alla parte lignea dello scafo mediante numerosi chiodi di cui si trova ancora traccia sul suo bordo; se tutta la struttura del rostro era laminare e costituiva una sorta di fodera alle parti lignee suddette dello scafo, diversa era la sua porzione anteriore per robustezza. La parte anteriore del rostro è, infatti, costituita da un possente fendente verticale rafforzato da tre analoghi orizzontali. Era lo strumento micidiale che urtava con immensa forza sulle fiancate delle navi nemiche determinandone il rapido affondamento a causa delle falle procurate all’imbarcazione o, quanto meno, le metteva fuori combattimento costringendole alla ritirata. 

Le ricerche condotte in questi ultimi anni dalla Soprintendenza del Mare hanno fornito numerose prove delle tesi avanzate da Sebastiano Tusa circa l’esatta ubicazione del sito della battaglia: la scoperta di ben 25 rostri (di cui solo tre punici) in quell’area ne sono la conferma. Le iscrizioni nei rostri romani attestano, a nome del Questore, la perfetta costruzione dello stesso; nei rostri punici invece si tratta di invocazioni alla divinità per ricevere una protezione contro il nemico. Oltre ai rostri sono stati ritrovati molti altri reperti tra cui elmi, spade e proiettili in piombo.